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RACCONTO D'UN EX ALUNNO

Sono entrato in questa scuola nel settembre del 1976, la grande scala all'ingresso - perché in quegli anni si entrava tutti dall'ingresso principale - la grande scala all'ingresso che si divide in due rampe parallele mi sembrava immensa, nera e ripida. Scura come quello che mi portavo dentro e ripida come mi sembrava ogni giorno, uno dopo l'altro. Scura ed in salita come mi sembrava la vita dopo la morte di mia madre avvenuta qualche mese prima. Arrivavo dritto da Milano e quel che restava della mia famiglia decise che quella scuola, vicino casa, potesse essere adatta per gestire un bambino confuso e dolorante come me. Non credo ci fossero delle reali ragioni alla base di questa idea che si è rivelata però, negli anni, assolutamente giusta.

La scuola mi accolse con l'attenzione e la delicatezza del caso, ma senza compassione. Ero uno dei tanti, certo negli anni ho capito che c'era stata un'attenzione particolare su di me, ma sono sempre stato comunque uno degli altri, mai considerato quello "speciale", mai ho avuto sconti particolari e questo fu il primo passo per uscire fuori dal buio, la prima grande lezione della mia vita.

Pessimo studente sono stato, di me si poteva dire solo "il ragazzo non è stupido, potrebbe fare di più ma non si impegna", in fondo adoravo quel giudizio perché ero normale. Fuori dalla scuola ero quello che poteva fare qualsiasi cosa, ero quello a cui si giustificava quasi tutto e questo faceva di me ogni giorno un diverso, un emarginato, invece a scuola ero uno degli altri, finalmente normale, dal mattino fino all'uscita, fino alla suono della campanella.

Durante gli anni lo scalone all'ingresso è diventato poco a poco meno scuro e meno ripido. Al bar vendevano la girella e nel giardino, dalla parte dopo il piccolo tunnel vicino all'uscita del bar, non ci si poteva andare... ci andavamo di nascosto, in silenzio, era un posto proibito e quindi magico.

Madame Schiano per uno strano susseguirsi di coincidenze accompagno la classe dall'asilo quasi alla fine delle elementari, in un modo o nell'altro c'era sempre lei e con lei ero un pessimo studente ma normale! In quegli anni ero terrorizzato da Mme Schiano e intanto lei mi salvava la vita dandomi gli strumenti che mi servivano per ricostruirmi: egalitè questa fu la prima grande lezione che conduceva a tutto il resto.

Con i miei compagni di scuola, con alcuni di loro, ancora ci vediamo in giro per il quartiere e ci salutiamo sempre con un cenno della mano. Con altri ci siamo rincontrati a scuola da genitori e per me è stato molto emozionante. Altri ancora non li ho visti più: Gilles che porta ancora sul polpaccio i segni dei miei denti o Daniela con la quale sono stato fidanzato per 3 o 4 anni, ma lei non l'ha mai saputo. Ognuno di noi ha preso la sua strada, tante strade diverse, ma in fondo in fondo chi esce da questa scuola, o almeno che in quegli anni è uscito da questa scuola, si riconosce sempre. A volte non ricordi esattamente il nome, non ricordi se era nella classe avanti alla tua o nella classe dietro la tua, ma non importa perché sai che eravate compagni di scuola.

Dopo tanti anni risalire quello scalone accompagnando mia figlia Gabriella, che porta il nome di mia madre, il nome di colei che non ha mai potuto accompagnarmi in cima quando ero piccolo, è stata un'emozione enorme; come anche dopo pochi anni accompagnare Carolina, l'altra mia piccola, che porta invece il nome di mia nonna, il nome di colei che ogni giorno mi aspettava in fondo allo scalone quando suonava la campanella: rientrare in questo edificio con loro è un'emozione fortissima.

Mostrare le aule a mia moglie, alla donna più importante della mia vita, farle vedere dove sono cresciuto, dove mi sono sbucciato le ginocchia e dove allo stesso tempo insegnanti, compagni e assistenti mi hanno aiutato a curare le ferite che avevo dentro, è stato bellissimo. Oggi è la scuola delle mie figlie, oggi è anche la scuola di mia moglie, oggi è qualcosa che comunque ci unisce. Spero che Daniela non se la prenda, oggi lo scalone non è più così ripido ma salire quei gradini con affianco mia moglie mi toglie il fiato, perché è lei che ancora mi toglie il fiato, come il primo giorno, e salendo, in cima, a volte mi sembra di vedere Mme Schiano e la sua voce: "il ragazzo non è stupido potrebbe fare di più ma non si impegna abbastanza" e allora alzo gli occhi e vedo mia moglie che la guarda e dice: "è vero, sono d’accordo", mentre mi sorride.

Dr. Marco Borra, PhD

Senior Technologist

Head - Research Infrastructures for marine biological resources Department

In charge of international cooperation and strategic partnership

EMBRC IT Liaison Officer

Head - Grant and Innovation Office (GIO)

Stazione Zoologica "Anton Dohrn"

 

DALLA SCUOLA AD OGGI